Resoconto evento del 24 marzo 2016 al Museo Criminologico e Protocollo d’Intesa tra DAP, CNTiC e Università Roma Tre
Teatro in carcere, presto una Scuola di formazione di arti e mestieri
L’annuncio arrivato dal capo del Dap, Santi Consolo, in occasione della presentazione della terza giornata nazionale del teatro in carcere che sarà celebrata domenica 27 marzo e che quest’anno ha per tema la relazione tra teatro e scrittura
Agenzia Stampa Nazionale Redattore Sociale, 24 marzo 2016 – 15:33
ROMA - Realizzare nelle carceri italiane una Scuola di formazione professionale di arti e mestieri collegati al Teatro, al Cinema, all’Arte e alla Cultura in generale. Esce dagli obiettivi e si avvia a diventare un progetto concreto l’idea di sviluppare ulteriormente la ricca esperienza del teatro in carcere creando una Scuola di formazione di arti e mestieri destinata ai detenuti.
L’annuncio è arrivato questa mattina dal capo del Dap (dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) Santi Consolo presente al Museo Criminologico di Roma per la firma del rinnovo del protocollo d’intesa tra il Dipartimento e il Coordinamento nazionale teatro in carcere, documento già sottoscritto nel 2013 ed esteso nel 2014 all’Università Roma Tre. L’evento è stato promosso in occasione della presentazione della Terza giornata nazionale del teatro in carcere che sarà celebrata domenica 27 marzo e che quest’anno ha per tema la relazione tra “Teatro e scrittura”.
Ancora una volta sono i numeri a raccontare il successo di un’esperienza che si consolida di anno in anno: 44 istituti penitenziari coinvolti, 10 istituzioni tra università, scuole, uffici di esecuzione penale esterna, teatri. 60 eventi programmati in 15 regioni italiane (n.d.r.: il 15 aprile 2016 risultano coinvolti 57 istituti penitenziari, per un totale di 73 eventi in 17 regioni). E una iniziativa fuori dal territorio nazionale che si svilupperà nella Repubblica democratica del Congo. Il cartellone con tutti gli eventi programmati dalle compagnie teatrali attive in carcere è disponibile sul sito del Coordinamento: spazia dalla Lombardia alla Sicilia, dalla Campania al Piemonte, dalla Sardegna alle Marche coprendo la maggior parte del territorio nazionale e disegnando una nuova cartina dell’Italia fatta di piccoli e grandi palcoscenici rinchiusi ma capaci di sprigionare con forza messaggi universali che abbracciano dialetti, costumi e tradizioni. Mescolando storia, storie e culture. Quest’anno, vista la concomitanza con le festività di Pasqua, le iniziative sono organizzate in un periodo più esteso che ha preso il via il 15 marzo e si concluderà il 15 aprile.
La scelta della data dell’evento nazionale non è casuale e richiama la 54ma Giornata mondiale del teatro indetta dall’Istituto internazionale del Teatro presso la sede Unesco di Parigi, “organismo – spiegano gli organizzatori – che ha accolto calorosamente sin dall’inizio l’idea di promuovere l’evento in partnership con i sottoscrittori del Protocollo italiano, valorizzandolo ulteriormente attraverso il proprio Network internazionale”.
Il protocollo d’intesa è stato firmato dal capo del Dap, Santi Consolo, da Vito Minoia, presidente del Coordinamento nazionale teatro in carcere e da Paolo D’Angelo direttore del Dipartimento di filosofia, comunicazione e spettacolo dell’Università di Roma Tre (rappresentato in sala da Valentina Venturini, dello stesso Dipartimento).
“Le attività teatrali – è stato ribadito nel corso dell’evento – costituiscono un elemento fondamentale per una reale crescita del percorso di risocializzazione delle persone detenute: questo è il punto di partenza che ha indotto il Coordinamento nazionale (costituito da oltre 40 esperienze teatrali diffuse su tutto il territorio nazionale) e il ministero di Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, a sottoscrivere nel 2013 il Protocollo d’Intesa per una maggiore promozione del teatro in carcere in Italia”.
In particolare, Massimo De Pascalis, vice capo vicario del Dap, ha parlato del rapporto tra carcere e società civile sottolineando quanto l’accoglienza della società civile nei confronti del carcere e l’apertura del carcere verso l’esterno possano contribuire in termini di sicurezza, facilitando il reinserimento dei detenuti e abbassando il rischio di recidiva. Da qui la necessità di aprire alle iniziative esterne, in linea, è stato evidenziato, anche con il percorso tracciato dagli Stati generali sull’esecuzione penale.
Il presidente del Coordinamento nazionale, Vito Minoia, ha posto l’accento sul fenomeno del teatro in carcere “che trova in Italia un’espressione unica al mondo, rispetto alla sua maggiore densità di esperienze qualificate sia da un punto di vista educativo-pedagogico che artistico”, sottolineando il lavoro di collegamento internazionale in fase di promozione.
Valeria Ottolenghi, critico teatrale, ha parlato dell’identità del teatro in carcere, rimarcando la specificità che rinnova il teatro stesso a livello di ricerca sul linguaggio, confronto etico ed estetico. Mentre Ivana Conte, autrice e formatrice, è intervenuta sulla formazione per il pubblico del teatro in carcere, invitato a partecipare, osservare e diventare consapevole.
Gli eventi teatrali negli istituti di pena saranno introdotti dalla lettura del messaggio internazionale affidato quest’anno dall’Iti-Unesco al regista russo Anatolij Vasiliev, profondamente legato all’attualità e ripreso anche da Massimo De Pascalis nel corso del suo intervento. “C’è bisogno di teatro? – esordisce Vasiliev -. In anni in cui la scena e così insignificante al confronto con ciò che succede nelle piazze delle città e regioni, ove si consumano le vere tragedie della vita. Cosa è per noi il teatro? Palchi dagli stucchi dorati, poltrone di velluto, quinte polverose, voci impostate; o, al contrario, scatole nere, imbrattate di sporcizia e di sangue, ammassi di corpi rabbiosi e nudi.
Cosa può dire il teatro? Tutto! Il teatro può dire tutto. Sia come gli dei vivono nei cieli; come i reclusi languiscono nelle grotte; come la passione può elevare e l’amore distruggere; come non ci sia spazio per i buoni, e regni l’imbroglio; come ci sia gente che vive nella sua casa, mentre dei bambini vivono nei campi profughi, e altri sono ricacciati nel deserto; come ci si separi dai propri cari. Il teatro può parlare di tutto ciò. Il teatro è sempre stato e ci sarà per sempre…E’ una parte trasparente dell’Universo, né sud, né nord, né oriente, né occidente. Brilla di luce propria, da tutte e quattro le direzioni, immediatamente comprensibile da chiunque, nemico o amico”. Per questo, ripete Vasiliev “C’è bisogno di ogni specie di teatro. Il teatro è aperto. L’ingresso è libero”. (Teresa Valiani)
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