Il Teatro protagonista del cambiamento sociale nelle carceri italiane: Vito Minoia interviene a Segovia al 35° Congresso mondiale ITI-UNESCO
Ricerca e pratiche diffuse di qualità sono alla base dell’esperienza italiana che da circa 40 anni segna la forza educativo-inclusiva del Teatro in Carcere. Ammirazione per l’intervento di Vito Minoia da parte dei delegati di 70 nazioni al 35°congresso mondiale dell’ITI-UNESCO a Segovia.
Grande interesse a apprezzamento per l’intervento di Vito Minoia al 35° Congresso Mondiale dell’ITI-UNESCO (Istituto Internazionale del Teatro) a Segovia, da parte dei delegati di 70 nazioni. L’intervento è stato incentrato sulla forza educativo-inclusiva del Teatro in Carcere, a partire da una riflessione sul rapporto tra Etica ed Estetica nel fenomeno dell’arte scenica negli istituti penitenziari. Fenomeno che nell’arco degli ultimi 4 decenni in Italia sta caratterizzando ricerca e pratiche diffuse di alto rilievo qualitativo. Nella sua relazione ai delegati del Congresso dell’ITI-UNESCO a Segovia Vito Minoia illustra il lavoro del Coordinamento Nazionale di Teatro in Carcere, fondato nel 2011 su impulso del lavoro ventennale della Rivista europea “Catarsi-Teatri delle diversità” coinvolge oggi 44 esperienze di 15 Regioni italiane differenti e non ha eguali al mondo. D’intesa con il Ministero della Giustizia (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) ha dato vita a un Protocollo d’Intesa (al quale ha aderito l’Università Roma Tre) per lo studio, lo sviluppo di ricerche ed iniziative per la Promozione del Teatro in Carcere in tutta la nazione. Spicca, tra le altre, l’iniziativa della Giornata Nazionale del Teatro in Carcere in concomitanza con il World Theatre Day promosso proprio dall’ITI Unesco ogni 27 marzo in tutto il mondo. Quest’anno all’evento hanno aderito 54 istituti penitenziari e 42 altre istituzioni, organizzando un Cartellone di 99 iniziative in 17 Regioni differenti (4 le iniziative organizzate anche all’estero). L’intervento di Minoia non poteva che iniziare con l’illustrare tale evento, co-promosso a livello internazionale proprio dall’ITI-UNESCO che ne ha riconosciuto sin dall’inizio le aperture e le potenzialità. A seguire Minoia ha illustrato le altre iniziative messe in campo dal Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, da lui stesso presieduto, a partire dalla Rassegna Nazionale “Destini Incrociati”, che ogni anno consente a decine di operatori e migliaia di spettatori di entrare in contatto con questa particolare forma di teatro. L’evento, sostenuto dal Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo (Direzione Generale dello Spettacolo), dopo aver toccato Firenze (dove la Rassegna è nata grazie ad un primo sostegno della Regione Toscana), Pesaro, Genova si terrà per la quarta volta a Roma a novembre prossimo. Ultima iniziativa in ordine cronologico è stata l’istituzione, in collaborazione con la Rivista “Catarsi-Teatri delle diversità”, del “Premio Internazionale Gramsci per il Teatro in Carcere” che a novembre scorso ha assegnato per la sua prima edizione un riconoscimento alle esperienze di Jacqueline Roumeau Cresta (Cile) e Zeina Daccache (Libano). Il 4 e 5 novembre 2017 a Urbania (Pesaro e Urbino) si terrà la seconda edizione del Premio nell’ambito del Convegno internazionale “Le Scene Universitarie per il teatro in Carcere” con il patrocinio dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. Nel suo intervento – durato circa due ore – Minoia, dopo una prima parte dedicata all’illustrazione della problematica dell’ “emergenza educativa – carcere”, oggetto di nuovi studi e ricerche in Italia, ha descritto la particolarità degli interventi di costruzione scenica all’interno delle carceri. Ha quindi illustrato alcuni esiti significativi rapportandoli alle motivazioni profonde che spingono chi propone tale tipo di attività e chi, da persona privata della libertà personale, partecipa alla stessa con entusiasmo e dedizione. Non poteva essere altrimenti, considerando i 30 anni di esperienza personale del relatore, autore – con i suoi colleghi del Teatro Aenigma all’Università di Urbino di numerose esperienze condotte nelle carceri dell’Emilia Romagna (negli anni novanta) e delle Marche (continuativamente dal 2002), coinvolgendo centinaia di detenute, detenuti e studenti (universitari e da scuole superiori, ma anche adolescenti dodicennitredicenni) che con loro hanno sviluppato sperimentalmente laboratori, frutto di fecondi intrecci creativi. Una seconda parte dell’intervento è stata dedicata alle domande che i delegati ITI presenti hanno posto al relatore, apprezzando con grande meraviglia i dati sulla recidiva (che si riduce dal 65% al 6% in chi pratica esperienze teatrali in carcere), la capacità di costruire una Rete tra esperienze (quella del CNTiC) con la voglia di crescere e apportare un contributo al positivo cambiamento sociale, la possibilità di sviluppare progetti sperimentali con adolescenti e detenute/detenuti adulti grazie ad un prezioso intervento educativo che vede coinvolte le Istituzioni, la scuola e le famiglie. Nel corso del Congresso, Minoia ha avuto l’opportunità, inoltre, grazie al lavoro ventennale sviluppato con la Rivista europea “Catarsi-Teatri delle diversità” e con la nuova testata “CERCARE”, di partecipare ai lavori dello European Board dell’ITI (presieduto dall’italiano Fabio Tolledi) e di due Network che stanno sviluppando un lavoro molto significativo: il “Theatre for Social Change”, presieduto dalla delegata filippina Cecilia Alvarez e “Heritages, indigenous cultures and Migration” presieduto dal delegato statunitense Jeorge Ortoll – Rete, quest’ultima, che sviluppa connessioni tra interventi scenici nelle aree di conflitto. Infine, le parole di Minoia sono state riportate all’Assemblea conclusiva del Congresso generando proposte di iniziative di collegamento e di ulteriore valorizzazione internazionale della buona pratica italiana da parte dei delegati di Svezia, Finlandia, Canada, Filippine e Belgio. Significativo successo quindi e grande soddisfazione per Minoia, sia a titolo personale, per gli apprezzamenti ricevuti, e sia in veste di presidente del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, per l’ammirazione riscontrata dalla Comunità internazionale per la lunga e positiva esperienza del Teatro in Carcere in Italia. Modello da prendere come esempio e diffondere su larga scala.