Teatro Elfo Puccini – Milano – Progetto Educarsi alla Libertà
Progetto Educarsi alla libertà
Mimmo Sorrentino e le detenute del reparto di alta sicurezza della Casa di Reclusione di Vigevano arrivano al teatro Elfo Puccini con i loro spettacoli “L’infanzia dell’alta sicurezza”, “Sangue” e “Benedetta”. Il gruppo è diventato famoso negli ultimi due anni e attrae ormai i pubblici più sensibili nei teatri cittadini e nelle aule magne delle università, oltre che nel teatro del carcere di Vigevano. Il pubblico, nell’ultimo anno 4.000 spettatori, è rimasto sorpreso, commosso e si è ritrovato a riflettere in modo nuovo sulla detenzione e sulla criminalità organizzata. Il dolore raccontato da queste “Straordinarie attrici”, come le hanno definite Elio De Capitani e Mario Martone, sfugge alla analisi sociologiche di genere, alla letteratura di stampo iperrealista. E’ il dolore delle donne Caino di cui nessuno sa niente che, nel svelarsi, svela dall’interno valori, simboli e storie dei contesti familiari della criminalità organizzata.
I tre lavori proposti sono il prodotto di un progetto che ha ricevuto l’Alto Patrocinio del Ministero di Giustizia, del Mibact e che vede RAI Cinema produttrice di un documentario che sta realizzando il regista Bruno Oliviero.
Questi lavori teatrali sono diventati un caso di rilevanza nazionale sia per la straordinarietà dei prodotti artistici realizzati (alcune di queste detenute\attrici insegnano teatro in carcere agli studenti del lll anno del corso attori della Scuola Paolo Grassi), ma soprattutto per le ricadute sociali e giuridiche che ha generato. Sociali perché grazie a questi lavori vi è una conoscenza diretta e nuova della condizione femminile nei contesti di criminalità organizzata e perché ha tracciato nuove strade per parlare del fenomeno, proponendo nuove strategie per superarlo. Tanto da fare affermare al Prof. Nando Dalla Chiesa che il valore di questo progetto “è incalcolabile perchè queste donne, anche se non denunciano, non tradiscono, possono diventare un fatto esemplare per il paese”.
Giuridiche perché, grazie a queste evidenti e tangibili cambiamenti sociali prodotti, i magistrati di sorveglianza delle detenute e le autorità giudiziarie, hanno permesso a queste donne detenute in circuiti di alta sicurezza di uscire dal carcere per rappresentare i loro spettacoli con un permesso di necessità con scorta. Cioè per la prima volta in Italia dei magistrati hanno stabilito che per un gruppo di persone praticare arte e cultura fosse una necessità e che pertanto andavano rimossi gli ostacoli che impedivano loro di usufruirne.
Per questi motivi il progetto “educarsi alla libertà” è stato ed è oggetto di studio nelle più prestigiose università italiane sia nelle cattedre di sociologia e di pedagogia, ma anche nelle facoltà giuridiche. E lo è anche nelle facoltà di teatro e di spettacolo perché in questo caso il teatro oltre a svolgere l’importante compito di rendere più coscienti la comunità sul reale della propria condizione, la trasforma.